Mauro Giannelli
Intervista dal mensile Danza Si Ottobre 2004
"Per vendere uno spettacolo innanzi tutto bisogna
crederci, confidando nel suo valore artistico e nella professionalità
degli interpreti. Se questi requisiti essenziali sono rispettati e il
"prodotto" viene circuitato nei tempi e nei luoghi giusti,
è difficile che non incontri il gusto del pubblico."
Su questa convinzione si basa il lavoro di Mauro Giannelli,
imprenditore dal 1983 nel settore della danza, fondatore dell'Agenzia
della Danza, società di Montepulciano che si occupa della distribuzione
e promozione di spettacoli. Toscano, 50 anni.
Giannelli è un uomo che conosce alla perfezione il mondo dello
show business e le regole del mercato e perciò sa bene, dopo
trent'anni di esperienza, che un balletto deve avere un valore in sé
per durare nel tempo e non essere soltanto un fenomeno in balia delle
mode.
Gianneli, che cosa deve avere uno spettacolo per funzionare?
"Ballerini bravi, tutti professionisti, grossi organici ben strutturati
in grado di sostenere lunghe tournée, con la presenza di étoiles.
Non ha importanza il genere che s'intende circuitare: dal classico al
moderno al musical, se la compagnia è seria e ben strutturata
da tutti i punti di vista, artistico e organizzativo, lo spettacolo
funziona".
Un esempio di spettacolo di successo che ha circuitato
la sua agenzia?
"Il Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde, che da anni continua
a mietere successi ovunque. E' un prodotto di livello e ha tutte le
caratteristiche di cui sopra".
Che cosa pensa del musical italiano?
"Credo che il successo del musical in Italia stia conoscendo una
fase di declino. Il nostro paese non ha una tradizione di musical e
le compagnie di non professionisti si moltiplicano. Tutto ciò
genera confusione nel pubblico che non ha più voglia di pagare
il biglietto per vedere spettacoli scadenti di compagnie improvvisate.
I gruppi italiani che fanno musical serio sono pochissime, e sono quelle
che detengono i diritti delle produzioni originali oppure cercano di
creare un loro repertorio. Alla fine saranno le uniche a restare sulla
scena italiana. Di tutta questa confusione generata dal musical però
ne sta beneficiando la danza e questo è un dato positivo".
In che senso?
"La gente ha voglia di vedere spettacoli di livello, di danza vera
eseguita da professionisti veri. E noi operatori lavoriamo per la gente,
non per noi stessi. E' nostro interesse riempire i teatri e con il musical
si riesce solo a determinate condizioni. In poche parole: i meccanismi
all'americana qui non funzionano e non si possono tenere spettacoli
di musical in cartellone per anni, quando già è difficile
trovare buone compagnie in questo campo".
Qualche esempio di spettacolo che circuiterà
la sua agenzia nella prossima stagione?
"Il Don Chisciotte con André de la Roche, produzione che
ha debutatto l'anno scorso e farà tantissime date quest'anno
(sarà trasmessa a ottobre anche da Rai Sat). Il Balletto di Mosca,
che farà almeno 50 date con Il lago dei cigni e lo Schiaccianoci,
e Bolero da Gershwin a Ravel nuova produzione del Balletto di Roma,
compagnia che fa circa 150 date all'anno. Poi il musical Fame, produzione
italiana che sta andando molto bene e il Balletto di Milano di Carlo
Pesta. Insomma, proponiamo compagnie che possono sostenere tournée
importanti".
Com'è iniziata la sua attività?
"Iniziai a lavorare nel mondo della musica leggera, prima alla
casa discografica Emi e poi all'ufficio stampa e promozione della Polygram,
dove mi occupavo del settore televisivo e del catalogo internazionale.
A Roma fondai una società di promozione con Stefano D'Orazio,
cantante dei Pooh, con la quale producemmo lavori discografici di giovani
promesse che debuttarono a Sanremo. Poi l'idea imprenditoriale si allargò
al mondo televisivo e avvenne l'incontro con Raffaele Paganini e Oriella
Dorella nell'ambito della trasmissione Fantastico. Divenni il loro manager
nell'83".
Dalla musica pop alla danza. Un passaggio difficile?
"Così come i ballerini non sapevano che cosa significasse
gestire un'attività manageriale io non conoscevo la danza, né
cosa fosse una variazione o una coda. All'inizio ho semplicemente trasferito
le mie competenze manageriali dalla musica leggera alla danza, allargando
il cast che rappresentavo, a poco a poco, dal mondo televisivo al mondo
teatrale del balletto classico e moderno. Ho cominciato a vedere balletti
e ad appassionarmi alla danza, la cui conoscenza è stata essenziale
per poter allestire le prime esibizioni di artisti all'interno di gala
da proporre nei grandi teatri".
Lei ha lavorato molto con la televisione, che cosa
pensa della danza televisiva?
"La tv è cambiata molto. Ai tempi d'oro del balletto televisivo,
negli anni '80, avevo in appalto l'organizzazione di interi corpi di
ballo, fornivo cast e compagnie formate da professionisti. A poco a
poco le cose sono cambiate, i costi per fornire balletti di alto livello
erano considerati troppo elevati e cominciava a prendere piede l'abitudine
di selezionare belle ragazze piuttosto che brave ballerine. Ero troppo
specializzato nel mio settore per aver voglia di passare a selezionare
cubiste e allora ho mollato la televisione e ho deciso di dedicarmi
al teatro".
Quali sono i segreti del suo lavoro?
"Il nostro è un mestiere che si impara facendolo. E' un
lavoro fatto di credibilità e di rapporti che si costruiscono
negli anni".
Che consigli darebbe ad un giovane che si vuole affacciare
al lavoro di vendita di spettacoli?
"Cercare un prodotto buono e crederci. Avere i piedi per terra
e non illudersi al primo successo ma neanche abbattersi al primo insuccesso.
Ricordo che nel '90 circuitai lo spettacolo Zorba il Greco con debutto
a Milano e fu stroncato dalla critica. Nel decennio successivo organizzammo
oltre 400 repliche facendo esauriti da 6000 persone. Se mi fossi abbattuto
ciò non sarebbe successo. I tempi cambiano e ricambiano, e noi
lavoriamo per la gente".
Simona Griggio

Mauro, Camilla, Isotta e Alina Giannelli
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